Il percorso che abbiamo iniziato a intraprendere – quello della crescita interiore – è molto importante che sia mantenuto con un certo riserbo nella nostra quotidianità e non venga ostentato.
Nulla dovrà distoglierci dai nostri “doveri” familiari, lavorativi ecc. Anzi, quello che ci siamo proposti di conseguire dovrà essere invisibile alle altre persone.
Come già detto, la cosa straordinaria dell’apprendere una “scienza degli inizi” e quello che ne consegue per diventare sempre più liberi, sociali e individuali, è il fatto che sia una via possibile ed accessibile ad ognuno.
In antichità, dalla più recente cultura greca per tornare indietro a quella egizia con Ermete Trimegisto e poi a quella persiana di Zaratustra, era possibile addentrarsi nel mondo sovrasensibile solo dopo essere stati ritenuti degni di frequentare una Scuola dei Misteri – come ad esempio quella di Delfi, Efeso o Eleusi.
Con l’Evento del Golgota – duemila anni fa –, il cammino della libera trasformazione interiore è stato reso possibile universalmente a tutti. E proprio nei nostri giorni diventa sempre più auspicabile che l’individuo si avvii in questo cammino, così da non venir strumentalizzato ed inglobato dal mondo istituzionale che ha sempre meno interesse a sostenere la libera individualità del pensare e dell’agire.
Si potrebbe credere che il dedicarsi a conoscere sempre più veracemente il senso della vita richieda di doversi isolare dal mondo per non venirne “contaminati”.
Questo poteva essere necessario secoli e secoli fa, ma oggi è proprio l’interazione col prossimo il miglior aiuto a sviluppare una intensa tolleranza nei confronti di quanto ci circonda.
È sufficiente ritagliarsi brevi momenti nel corso della giornata per dedicarsi con impegno e volontà alla lettura, alla meditazione e a specifici esercizi da svolgere. Il più sta nell’iniziare, il resto sarà sempre accompagnato dai Cieli ovvero dagli Esseri delle gerarchie angeliche.
Naturalmente, anche gli Esseri ostacolatori esercitano la loro parte, altrimenti, sul campo, non vi sarebbe il reale gioco della vita: divenire autocoscienti in un esercizio della libertà individuale.
La difficoltà maggiore del nostro tempo, e sua specificità, consiste nel fatto che determinate forze si sono ritirate dall’uomo: fino ad un paio di millenni or sono certe qualità, man mano che il corpo diventava più forte, si sviluppavano quasi per natura nell’anima umana. Fino al periodo greco-latino queste forze cominciavano a scemare intorno ai 35 anni (anima razionale); dal quindicesimo secolo in poi, con l’ingresso nel cosiddetto periodo dell’anima cosciente, le forze che in epoche precedenti agivano ancora fino ad età più avanzata, scemano entro i 28 anni.
Esiste un karma dell’umanità, così come vige un karma dell’individuo, e l’uno non esclude l’altro, anzi. Tuttavia, va considerato che, tra l’umanità e l’individuo, esiste anche la realtà di “gruppo”. Il gruppo non esprime né l’universale umano insito nell’umanità, né la specificità individuale del singolo; i diversi tipi di gruppo come uno Stato, una Chiesa, una religione, una famiglia ecc, sono tutte espressioni gruppali. Il gruppo può essere necessario in certe fasi evolutive, ma diventa disumano nel momento in cui non favorisce nel singolo la sua universalizzazione e nemmeno la sua individualizzazione, e finisce per diventare fine a se stesso in un processo che strumentalizza le persone.
“Du bist nichts, dein Volk ist alles” – “Tu non sei nulla, il tuo popolo è tutto”, veniva recitato durante il Nazismo, quando il potere mirava a soffocare ogni anelito di libertà universale e individuale per enfatizzare invece una realtà di gruppo insana fondata su motivi razziali e nazionalistici.
Un gruppo che sia sano, invece, nella sua dinamica deve funzionare in modo da essere di sostegno nell’agevolare la crescita individuale e universale per rendersi, ad uno certo stadio, superfluo. Questo principio possiamo vederlo espresso nelle parole del Cristo: “Non è l’uomo per il sabato, ma il sabato per l’uomo”. Egli ha fatto tutto il possibile perché gli uomini comprendessero che il fine del Creato è il singolo come essere autocosciente, un individuo che non sia servo delle norme e delle istituzione, ma usi le norme e i comandamenti come strumenti per il suo cammino individuale.
Secondo Steiner, nel periodo dell’antica India di ottomila anni fa, una certa maturità dell’anima emergeva per natura nelle persone intorno ai 55 anni; questa maturità spontanea è andata via via retrocedendo e oggi si raggiunge intorno al 27° anno. Nella nostra epoca evolutiva chi non compie un’evoluzione interiore autonoma, individuale entro quell’età, lasciandosi passivamente dettare da imposizioni o dogmi, di fatto resta un ventenne, ovvero con una maturità tipica dell’Anima Senziente.
Steiner faceva notate che, già al suo tempo, questo fenomeno era molto diffuso. Abbiamo persone anche di tarda età che occupano posti di rilievo e responsabilità nello Stato, ad esempio, ma la loro coscienza resta ad una maturità emotiva nel comprendere il mondo tipica della sfera animica che si sviluppa dai 21 a 28 anni (vedi: n° 3 – 2019 “Salute+”).
Poiché è in corso lo sviluppo dell’Anima Cosciente – come durante il periodo egizio si è sviluppata l’Anima Senziente e in quello greco l’Anima Razionale – sono richieste più forze autonome e individuali interiori così da affrancare il proprio pensare dal cervello e liberare l’amore dall’istinto. E le condizioni che ci permettono di conseguire una libera e consapevole azione nella vita sono pienamente messe a disposizione a livello culturale, politico ed economico proprio nel nostro 5° periodo post-diluvio universale.
Pertanto, più diventiamo liberi e autonomi nel saperci orientare con una sana morale nella vita e più saremo attivi e liberi nel sociale.
Questa nostra dimensione dell’Anima Cosciente la possiamo rinforzare esercitando le forze dei tre elementi del sociale:
- scienza dello spirito integrata alla scienza materialistica (cultura)
- rispetto della libertà interiore dell’altro (politica)
- interessamento all’altro, sostenendo fraternamente i talenti altrui (economia).
Steiner chiama Triarticolazione dell’Organismo Sociale la tripartizione del sociale in queste tre sfere. Probabilmente essere permeati di queste attenzioni può sembrare quasi impossibile, se non utopico, ma se ognuno di noi iniziasse a coltivare queste forze potremmo arricchircene a vicenda.
Ciò non significa che il cosiddetto “male” svanisca, anzi, ogni forza che ostacola si presenterà ancor più pesantemente, proprio perché l’individuo ha forze in esubero di creatività e generosità da mettere in campo. Le Forze dell’inganno, della menzogna, del dubbio – in gergo, le controforze – hanno il compito, che è stato loro assegnato da altissime gerarchie angeliche, di far perdere ogni speranza all’essere umano tanto da incenerirne ogni ideale. Non a caso, il quarto dei sei Esercizi Complementari indicati da Steiner, che integrano la lettura e la meditazione, è proprio “La Positività”: l’atteggiamento che con cui il pensare riconosce in tutto ciò che esiste nel Cosmo le qualità evolutive; qualità che sono pura grazia per la crescita dell’essere umano, per quanto brutte o malefiche esse possano sembrare all’occhio ordinario.
E l’anno appena trascorso, non ci si presenta forse come l’occasione migliore per esercitare questa facoltà?
L’allenamento quotidiano della positività sta proprio nel vedere non l’impossibile, ma tutto il possibile o il positivo che io posso cogliere da ogni brutta situazione; non bloccandomi dietro le porte che si chiudono, ma vedendo quante se ne aprono di nuove e, in più, quante ne posso aprire ancora grazie al meglio che saprò trarre da quanto mi verrà incontro.
Se saremo creativi e talentuosi in ogni piccola cosa che faremo, dalla più noiosa alla più lieta, ogni cosa sarà interessante, perché la vivremo con la piena presenza di noi stessi, pensandola e facendola con cuore aperto.
E invece di maledire tutto e tutti, arriveremo a provare anche gratitudine per quel cosiddetto “male” che, in realtà, non è altro che una somma di Esseri che, per quanto mefistofelici, agiscono dandoci l’opportunità di poter scegliere sempre il bene in libertà.
Se solo li conoscessimo oggettivamente per quello che essi sono, vedremmo che questi «demoni» non possono far altro che eseguire quanto impartito loro dalla Divinità.
Alle porte dell’eden un tenero angelo
Con la testa china risplendeva,
E un demone tenebroso e ribelle
Volava sull’abisso dell’inferno.
Lo spirito della negazione, lo spirito del dubbio
Mirava quel puro angelo
E un involontario calore di tenerezza
Per la prima volta confusamente provò.
“Perdonami, disse, io ti ho veduto
E tu non invano me splendevi:
Non tutto io nel cielo ho odiato,
Non tutto nel mondo ho disprezzato”.