Intervista alle Dott.sse Riscica e Moino, responsabili del progetto di prevenzione dell’ULSS 2
Durante la gravidanza non esistono quantità di alcol che possano essere considerate sicure o prive di rischio per il feto.
Una vita da proteggere Dal punto di vista scientifico, i nove mesi della gestazione non sono conteggiati nell’età, ma c’e ancora molto da scoprire su questa prima fase dell’esistenza che, dal punto di vista biologico, è la più complessa e delicata. Gli antichi definivano questo periodo humani corporis fabrica, proprio perchè, è in questa fase, che prendono forma tutte le parti del corpo, dalla prima cellula del sistema nervoso centrale, agli organi più importanti per la sopravvivenza.
Il sangue materno trasporta al feto tutte le sostanze di cui necessita e l’attenzione verso ciò che si assume, in questo particolare periodo, dev’essere molto attenta. Il supporto nutrizionale per la crescita si affianca ai molteplici divieti, al fine di evitare intossicazioni, comparsa di malattie e per permettere una sana ed armoniosa crescita. Tra i divieti fondamentali c’é quello relativo al consumo di alcol. L’esposizione all’alcol durante la vita intrauterina, infatti, è associato alla possibilità di sviluppare una disabilità permanente, che viene definita Sindrome feto-alcolica (Fetal Alcohol Syndrome-FAS). La FAS è una patologia subdola, presente, ma non riconosciuta, anche se viene stimato che 1,2 bambini ogni 100 nati vivi, presenta sintomi legati al consumo di alcol in gravidanza. Tra le donne che bevono quantità rilevanti di alcol in gravidanza, una percentuale compresa tra il 4 e il 40% partorisce bambini affetti da danni correlati al consumo di alcol. E’ importante considerare, che la sindrome feto-alcolica, è una disabilità irreversibile e le terapie neuro-comportamentali sono mirate soltanto alla semplificazione della vita familiare, adulta e lavorativa, ma che è prevenibile al 100% se non si beve in gravidanza.
Il 9 settembre è Giornata mondiale della sindrome feto-alcolica. Nel 1999, in Canada un gruppo di genitori che aveva adottato bambini affetti dallo spettro dei disordini feto alcolici decise che il 9 settembre di ogni anno avrebbe ricordato al mondo che durante i nove mesi di gravidanza è bene astenersi dal bere alcolici per la salute del nascituro. L’iniziativa fu raccolta dalla Nuova Zelanda, dove il settembre del 1999 alle ore 9.09, la campana della chiesa metodista di Auckland suonò nove rintocchi per celebrare la prima giornata di consapevolezza sulla sindrome feto-alcolica.
I segni dell’alcol Durante la gravidanza, l’alcol ingerito dalla mamma, giunge in pochi minuti nel sangue del feto, poichè l’etanolo è in grado di attraversare la placenta e arrivare al feto in concentrazioni di poco inferiori a quella ematica materna.
La placenta è l’organo deputato al trasporto del nutrimento necessario alla crescita del bambino. Il contatto non è diretto, ma è presente una membrana selettiva che controlla le sostanze in ingresso, ptrasmesse dal sangue materno a quello fetale. Nonostante l’elevata selettività, alcune sostanze tossiche riescono comunque a permeare e tra queste, primo tra tutti l’alcol, ma anche la nicotina, la caffeina, le droghe e moltissimi farmaci.
Le cellule fetali, non essendo dotate di enzimi capaci di metabolizzare l’alcol, ne subiscono gli effetti dannosi, in particolare a livello del cervello e dei tessuti in via di formazione. Lo sviluppo del cervello e dei vari organi inizia pochi giorni dopo il concepimento e procede, a passo serrato, fino alla nascita. Per tale ragione la mamma deve evitare l’assunzione di alcol durante tutta la gravidanza e porvi particolare riguardo anche se la sta pianificando.
Non meno importante, inoltre, è il danno che può causare l’alcol nei primi mesi di vita. L’alcol infatti, passa nel latte e il bambino, se viene allattato, assumerà una concentrazione pari a quella che la mamma ha nel sangue, con le conseguenze nocive già annoverate.
Il consumo di qualunque bevanda alcolica in gravidanza e durante l’allattamento nuoce al bambino senza differenze di tipo di bevanda o gradazione. Oltre alla FAS, che è la manifestazione più grave del danno causato dall’alcol al feto, si possono verificare una varietà di anomalie strutturali e disturbi dello sviluppo neurologico che comportano disabilità comportamentali e neuro-cognitive, alterazioni che vengono ricompresi nel termine FASD (Fetal Alcohol Spectrum Disorder-FASD). Le disabilità più drammatiche della sindrome feto-alcolica includono malformazione dei tratti del volto, facilmente evidenziabili tra gli otto mesi e gli otto anni (occhi piccoli e distanziati, naso corto e piatto, solco naso-labiale allungato e piatto, labbro superiore molto sottile, padiglioni delle orecchie scarsamente modellati), ritardi della crescita, alterazioni cognitive e comportamentali.
Più tardi, nel corso della vita, possono insorgere problemi che coinvolgono tutti gli ambiti della vita sociale e inficiandone un normale svolgimento. Nel 90% dei casi si presentano infatti, problemi di salute mentale, seguiti da invalidità e assenza di autonomia. I soggetto affetti da FASD hanno solitamente problemi nello svolgimento di un lavoro e nel portare a termine, con successo, gli studi.
Il Progetto Mamma Beve Bimbo beve Grazie allo straordinario lavoro e alla passione della Dott.ssa Riscica e Dott. ssa Moino e del loro gruppo di lavoro, dal 2010, “Mamma Beve Bimbo Beve” , avviato dall’ex Azienda ULSS 9 di Treviso, oggi ULSS 2 della Marca Trevigiana, si caratterizza come un progetto di prevenzione dei danni e dei rischi dell’alcol in gravidanza e in allattamento, rivolto alla popolazione fertile in particolare e in generale alla popolazione. Il progetto si colloca tra le azioni di prevenzione, ricerca, formazione e di promozione della salute, con particolare riferimento al programma nazionale “Guadagnare Salute” e alle linee d’indirizzo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui la Sindrome Feto Alcolica e i Disturbi correlati, sono prevenibili al 100%, evitando il consumo di alcolici e superalcolici in gravidanza. Da qui nasce la progettualità di Too young to drink, che, attraverso un’ immagine di forte impatto – un neonato che fluttua tra gli ingredienti di un drink alcolico – permette la trasmissione dello stesso messaggio, in maniera univoca, a livello internazionale, con la partecipazione di oltre 35 paesi.
Un po’ si storia… A partire dal 2009 l’azienda ULSS 9 di Treviso ha cercato di sviluppare la consapevolezza sui danni del consumo di alcol in gravidanza (FASD). Nel 2010 viene lanciata la campagna “Mamma Beve Bimbo Beve” creando un partnership per la creatività con Fabrica (laboratorio di comunicazione del Gruppo Benetton). Dal 2011 al 2013 il lavoro viene focalizzato sul territorio con la produzione di un corto e l’organizzazione di un evento di edutainment. Dal 2013 al 2015 in collaborazione con EUFasd Alliance viene sviluppata la campagna Too Young to drink (Troppo piccolo per bere) attraverso la rete di organizzazioni in tutto il mondo. Il lancio ha coinvolto 53 organizzazioni provenienti da 27 paesi. L’anno successivo sono aumentati e attualmente partecipano 76 organizzazioni di oltre 35 paesi ,registrando anche una più ampia presenza italiana essendo coinvolti ISS e Ministero della Salute.
Il nuovo progetto Da Giugno 2017 al via il nuovo progetto “Mamma più. Guadagnare salute in gravidanza”. Al centro dell’attenzione la prevenzione della salute neonatale, in tutti i vari aspetti. All’interno dell’Ospedale San Giovanni e Paolo di Venezia, saranno a disposizione dei laboratori e personale sanitario altamente qualificato, grazie ai quali le future mamme potranno essere seguite in tutti gli aspetti fondamentali per la propria salute e quella del loro bambino. I temi trattati sono, oltre all’alcol, la dipendenza dal fumo di sigaretta, la gestione dello stress, consigli per una sana alimentazione e per lo svolgimento di un corretto esercizio fisico.