Ayurveda e medicina. Cos’è e quali sono i suoi benefici

Ayurveda e medicina. Cos’è e quali sono i suoi benefici

- in Medicina Complementare
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Del Dott. Salvatore di Prisco

Riprendiamo l’approfondimento sulla medicina ayurvedica, partendo proprio da dove eravamo rimasti: i 5 elementi che, secondo Maharishi, combinati insieme ai 3 principi, danno vita a diverse realtà vitali individuali con il nostro Dna e la nostra fisicità.

Nello specifico dobbiamo considerare che:

  • 5 elementi o forze di natura che nella antica terminologia ayurvedica sono detti spazio, aria, fuoco, acqua e terra, nella terminologia moderna sono riferiti a concetti come elettromagnetismo, forze interattive deboli, forze interattive forti, gravità;
  • questi 5 elementi immateriali in un organismo sano devono essere in equilibrio fra loro all’interno del soggetto e con l’ambiente il concetto di salute è quello dell’equilibrio dinamico e dell’omeostasi;
  • dai 5 elementi scaturiscono i 3 principi o 3 principi metabolici o 3 Dosha, che sono rispettivamente chiamati Vata, Pitta, Kapha e che inducono la attività funzionale della fisiologia e il trofismo dei tessuti nella loro materialità. L’equilibrio di questi 3 principi dipende dalla loro connessione e dall’equilibrio dei 5 elementi. Per ogni Dosha esistono 5 sub-Dosha che in totale sono 15 a rappresentare 15 sotto-funzioni;
  • i 3 principi immateriali e le 15 sotto-funzioni, provvedono a “materializzare” i 7 tessuti come: “linfa, sangue, muscoli, grasso, ossa, tessuto nervoso e midollo osseo, tessuti riproduttivi” che, rispettivamente, sono detti secondo la tradizione: Rasa, Rakta, Mamsa, Medo, Asthi, Majja, Shukra. La produzione di questi tessuti in materialità risente dell’equilibrio energetico di 3 principi e 5 elementi;
  • è importante ricordare che tutta questa produzione, dall’immateriale dei principi primi, al materiale del corpo umano e alla sua vitalità, deve, in un corpo sano, finire con la produzione di Ojas che è una sostanza vitale da intendere come prodotto finale di un organismo funzionale e sano perché cosciente a livello fisico e psichico;
  • affinché tutto questo sistema possa essere funzionale è evidente che debba comunicare in tutte le sue parti e con l’esterno che in ayurveda è anche il cosmo con tutte le sue forze e induzioni a questa necessità di comunicazione della fisiologia provvedono i canali di comunicazione di sostanze materiali (sangue nelle vene e nelle arterie, linfa nei dotti linfatici, aria nei bronchi, prodotti di rifiuto nel canale intestinale, ecc.) e di energie vitali immateriali. I canali di comunicazione sono detti “Srota” o vie di comunicazione;
  • quando tutto funziona la capacità metabolica (psicofisica), detta Agni o fuoco metabolico, funziona altrettanto ed è ottimale nelle sue specifiche attività di digestione e trasformazione di induzioni energetiche e materiali introdotte nel sistema bioenergetico umano, appunto, aperto all’esterno. Questo vale sia per l’alimentazione più o meno digerita, sia per le emozioni più o meno digerite, sia per i veleni più o meno “trasformati” ed espulsi.

Riguardo alla fisiologia e alle particolarità che vanno riconosciute in ogni persona, la medicina ayurvedica dice che:

  • la diversa proporzione di 5 elementi e conseguentemente dei 3 principi fa la differenza di espressione vitale, psichica e funzionale nelle diverse persone;
  • l’ayurveda studia queste peculiarità individuali di diversa costituzione a partire dall’analisi dei tre principi in ognuno. Questi sono visibili all’esame obbiettivo ma, soprattutto, vengono avvertiti dal medico ayurvedico alla presa del polso del paziente;
  • nella presa del polso i 3 principi e i 7 tessuti e Ojas vengono avvertiti e diagnosticati in termini di loro normalità e fisiologia o in termini di scostamento dalle loro prerogative ideali in ragione di “insulti o aggressioni ricevute o ereditate dal sistema”;
  • lo scostamento dalle caratteristiche peculiari dei tre principi Vata, Pitta, Kapha e il loro squilibrio reciproco e con i 5 elementi è considerato patologia che, nel suo danno, può essere più o meno materializzata, cioè può essere più o meno resa organica, cioè più grave, a partire dall’iniziale danno funzionale energetico. Viceversa, quando il danno non si è ancora organizzato in materia da energia, non è ancora così grave. Sarebbe bene diagnosticare la patologia quando il danno è ancora solo funzionale, cioè da disarmonia energetica, ed in questo caso, si può parlare di efficace prevenzione;
  • questo punto fondamentale è simile al punto di vista della medicina tradizionale cinese, in quanto l’analisi del polso consente di diagnosticare la malattia prima che si materializzi.

In medicina ayurvedica, quando un medico si occupa delle malattie di un paziente, deve sempre occuparsi anche del riequilibrio energetico del paziente, cioè deve occuparsi del contatto della psiche soma col campo unificato delle forze di natura.

Ci sono otto sezioni della medicina ayurvedica: Kaya Chiktsa (diagnosi e patologia medica), Rasayana (ringiovanimento ed immunità), Kaumarya Bhirtya (Pediatria, Ostetricia e Ginecologia), Vajikarana (afrodisiaci), Bhut Vidya (Psichiatria e medicina psicosomatica), Shalya (Chirurgia), Agad Tantra (tossicologia), Shalakya (Chirurgia sopra-clavicolare).

Riguardo alle comuni patologie, si dice che “l’utilizzo delle metodologie ayurvediche consente di ravvivare il pieno potenziale della legge naturale per mantenere uno stato di buona salute e curare le malattie e gli squilibri della fisiologia” nella misura in cui “una fisiologia libera da tossine ha la possibilità di implementare la guarigione in modo autoreferenziale”.

Quindi, la diagnosi consta nell’individuare all’interno della fisiologia quali siano i settori energetici dell’organismo che sono bloccati dalle tossine interferenti col contatto della fisiologia col “campo unificato”.

La terapia è data da tutte le modalità di mobilizzazione delle tossine individuate e dalla loro successiva eliminazione, detta Ama pachana, in una serie di processi che ci sarà modo di illustrare.

La conseguenza della rimozione di tossine, detta Agni deepana, sarà il rilancio di varie attività metaboliche che sono chiamati “fuochi metabolici e digestivi”.

  • La tecnica più importante per individuare in fase di diagnosi i settori bioenergetici compromessi nella fisiologia è la tecnica della presa del polso. Questa tecnica, oltre a colloquio anamnesi e visita del paziente in modo analogo al nostro esame obbiettivo, consente di capire e di individuare le parti del corpo da trattare, percependo eventuali anomalie al tatto dell’arteria radiale sul polso del paziente.
  • Fra tutte le terapie, la più importante è il Panchakarma. Il panchakarma è una terapia che provvede a rimuovere tossine, non solo idrofile, cioè non sempre così patogene, ma anche e soprattutto le tossine lipofile che danneggiano maggiormente “le memorie” di funzionamento e di autoguarigione della fisiologia. Il panchakarma è la metodologia di terapia dalla quale, in un certo senso, tutte le altre terapie mediche ayurvediche derivano come metodologia generale che, quindi, prevede sempre: Ama pachana e Agni deepana.

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